È l’ultimo salone dell’industria aerospaziale e della difesa prima della Brexit. Comincia lunedì 16 luglio a Farnborough, a Sud-Ovest di Londra. Il settore è in crescita, sospinto da un aumento della produzione, dei ricavi e dei profitti, sia sul lato civile sia su quello militare.

La Cina al terzo posto nel mondo
A livello mondiale il settore ha una dimensione che vale 838 miliardi di dollari, secondo i calcoli di due analisti americani, Richard Aboulafia di Teal Group e Kevin Michaels di AeroDynamic Advisory. «L’industria aerospaziale è una delle industrie più importanti del mondo», secondo Aboulafia. Lo studio fa anche una classifica dei paesi per dimensione dell’industria. I cinque più grandi sono Stati Uniti, Francia, Cina, Gran Bretagna e Germania. «Ci siamo sorpresi per le dimensioni del settore aerospaziale cinese, anche se sapevamo che sta crescendo rapidamente», ha detto Michaels.

Aumentano le spese militari

Le spese militari aumenteranno quest’anno da 1.728 a 1.780 miliardi di dollari a livello mondiale, e l’anno prossimo dovrebbero arrivare a 1.838 miliardi, secondo un rapporto di Deloitte, sotto la spinta della ripresa degli investimenti del Pentagono, avvenuta prima che il presidente Donald Trump chiedesse ai partner della Nato di raddoppiare dal 2 al 4% del Pil la spesa militare entro il 2024 (l’Italia è all’1,1%).

Negli Usa è prevista una spesa militare complessiva di 607 miliardi di dollari quest’anno (simile all’anno scorso) e di 686 miliardi l’anno prossimo, sarebbe il livello più alto dal 2011.

Il mercato dei jet commerciali si concentra
L’aviazione civile continua a crescere, con un aumento sostenuto del traffico e una buona redditività, nonostante il rialzo del prezzo del petrolio che è arrivato a circa 90 dollari al barile. La Iata stima che quest’anno i profitti netti aggregati delle aviolinee in tutto il mondo saranno di 33,8 miliardi di dollari (pari al 4,1% dei ricavi) . I due maggiori gruppi industriali mondiali per ricavi, Boeing e Airbus, arrivano a Farnborough con la dote delle recenti acquisizioni nei jet commerciali. Airbus ha appena perfezionato l’acquisto della maggioranza dell’attività di Bombardier nei jet «C Series», Boeing ha risposto la scorsa settimana con un’intesa per comprare l’80% dell’attività di Embraer nei regional jet. Il mercato dei produttori si concentra.

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Boeing davanti a Airbus nei nuovi ordini
Nel primo semestre di quest’anno Boeing ha dichiarato di aver ottenuto 460 ordini netti per nuovi aerei, Airbus 206. Il gruppo americano quindi dichiara più del doppio degli ordini del concorrente europeo. Tuttavia leggendo i dati commerciali si nota che 75 degli aerei venduti da Seattle sono stati “comprati” dalla stessa Boeing, attraverso la divisione finanziaria Boeing Capital, per un “cliente dal nome non rivelato”. Questo mostra che Boeing ha dovuto dare un aiuto per concludere l’accordo sul finanziamento. Nel primo semestre Boeing ha consegnato ai clienti 378 nuovi jet commerciali rispetto ai 303 di Airbus. Entrambi i costruttori prevedono di raggiungere a fine anno un nuovo record della produzione delle consegne, tra 810 e 815 jet Boeing, “circa 800” Airbus.

Lockheed, 300 cacciabombardieri F-35 consegnati
Il numero uno della difesa e terzo mondiale per ricavi, Lockheed Martin, è presente con l’F-35, il controverso cacciabombardiere di cui sono già stati consegnati 300 velivoli, in prevalenza alle forze militari degli Stati Uniti. Lockheed arriva a Farnborough mentre il primo ministro britannico, Theresa May, sta valutando se tagliare l’acquisto dei 138 F-35 programmati per indirizzare più soldi su altri prodotti dell’industria britannica. La questione F-35 è sempre calda anche in Italia. Il nuovo ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, ha detto il 6 luglio in un’intervista a La7: «Non compreremo altri F-35. Stiamo valutando cosa fare rispetto al contratto già firmato». Gli accordi tra il governo italiano, quello americano e Lockheed prevedono l’acquisto di 90 F-35, il numero fu ridotto durante il governo Monti rispetto ai 131 programmati in origine.

Intanto gli acquisti del cacciabombardiere americano proseguono a lotti, in silenzio e senza piena trasparenza. Secondo quanto rivelato dall’Osservatorio Milex sulle spese militari e non smentito, il 25 aprile scorso è stato firmato il contratto per un nuovo lotto di otto velivoli destinati all’Italia, che porta l’impegno totale già assunto dall’Italia a 26 cacciabombardieri. Di questi, gli F-35 già consegnati sono 10 (nove all’Aeronautica e uno alla Marina).

Leonardo-Finmeccanica 12ma nel mondo per fatturato
La graduatoria dei produttori mondiali è dominata dagli americani. Secondo la classifica elaborata da Deloitte in base al giro d’affari nel 2017, sui primi dieci sette sono americani, ci sono solo tre europei: la franco-tedesca Airbus seconda, la britannica Bae Systems ottava, la francese Safran decima. Poi un altro gruppo francese, Thales, mentre l’italiana Leonardo, ex Finmeccanica, è 12ma. È atteso a Farnborough anche l’intervento dell’a.d. di Leonardo-Finmeccanica, Alessandro Profumo, sulle novità del gruppo, che dopo l’era di Mauro Moretti attraversa una fase di trasformazione e di scossoni interni, come dimostra la vicenda «cyber security» che, al termine di un’indagine interna per presunte irregolarità nei rapporti con fornitori e altre operazioni, ha portato alle “dimissioni” del capo della divisione cyber, Andrea Biraghi, e al licenziamento del suo collaboratore e capo degli acquisti, Stefano Orlandini. Altri manager della stessa divisione sono ancora sotto indagine interna. Profumo ha scelto come nuovo capo della divisione, ad interim, Norman Bone, scozzese, che è anche capo della divisione avionica del gruppo.

Le mosse di Giordo tra Praga e Ryadh
Riflettori accesi anche sulle mosse di un altro manager italiano, Giuseppe Giordo, ex a.d. di Alenia, da due anni a Praga alla guida di Aero Vodochody, azienda di addestratori e caccia leggeri che di recente ha fatto un accordo con l’israeliana Iai e ora punta al mercato della difesa americano. Giordo è entrato da alcuni mesi anche nel consiglio di amministrazione della nuova industria della difesa dell’Arabia Saudita, la Sami (Saudi Arabia military industry), costituita dal fondo sovrano di Ryadh per lo sviluppo di un’industria della difesa locale. Ryadh vuole sviluppare un’industria e una catena di fornitori anche in relazione alle ricche commesse militari concordate con il presidente Donald Trump. Ci sono contatti e confronti in corso con i principali gruppi aerospaziali americani, Sami ha firmato MoU con Boeing, Lockheed, Raytheon e General Dynamics. Gli sviluppi di questi accordi potrebbero essere pirotecnici.