Si impenna il conto delle spese militari in tutto il pianeta. La campagna dell’International Peace Bureau: “Spostare il bilancio verso i veri bisogni umani”

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Come si può continuare a gettare miliardi negli armamenti, quando l’emergenza coronavirus ha messo in luce le carenze e l’insufficiente finanziamento dei sistemi sanitari? Il livello di spesa è mostruoso: secondo i conti dell’istituto svedese Sipri, resi noti questa mattina, il conto degli arnesi di morte è aumentato ancora. Nel 2019 sono stati spesi 1.917 miliardi di dollari l’anno, oltre cinque miliardi di dollari al giorno, cioè 249 dollari a persona. E niente come l’avanzata del virus ha dimostrato che le strutture militari non possono garantire una difesa completa dell’umanità.

A riassumere dubbi e indignazione sono gruppi come Rete Disarmo, Sbilanciamoci e Rete della Pace, che hanno ripreso la campagna globale dell’International Peace Bureau perché le spese militari siano ridotte del 10 per cento. “È tempo di spostare il bilancio militare verso i veri bisogni umani”, dicono i pacifisti, proponendo la moratoria di un anno fa per l’acquisto di nuovi armamenti e sottolineando che una riduzione delle spese della difesa libererebbe risorse non solo per affrontare la catastrofe sanitaria, ma anche per affrontare le emergenze climatiche e umanitarie. La proposta di moratoria si affianca a un’iniziativa analoga dei senatori M5S che chiedono, con un’interrogazione al ministro della Difesa Lorenzo Guerini, di dirottare alla sanità militare le spese previste per gli F-35 e di riaprire il dibattito sul taglio del programma del caccia.
I dati del Sipri confermano che la guerra è sempre un buon affare per chi ne vuole approfittare: secondo il rapporto 2020 dell’istituto, il balzo in avanti della spesa per la difesa è stato del 3,6 per cento, il più importante dal 2010. Rispetto al Prodotto interno lordo del mondo, le armi “valgono” il 2,2 per cento. In testa alla classifica degli “investitori” ci sono come sempre gli Stati Uniti, con 732 miliardi di dollari (+ 5,3% rispetto all’anno precedente), cioè il 38% della spesa mondiale, poi la Cina (261 miliardi, + 5,1 %), l’India (71 mld, + 6,8%), la Russia (65,1 mld, + 4,5%) e l’Arabia Saudita (61,9 mld, – 16%).

L’Italia è al dodicesimo posto globale, sostiene il Sipri, con 26,8 miliardi di dollari (circa 24,7 miliardi di euro) e un aumento dello 0,8 per cento. Più significativo, però, sarebbe l’aumento del 2020, secondo i conti dell’Osservatorio Milex, che parla di una spesa prevista che va oltre i 26,3 miliardi di euro e una crescita percentuale del 6,4% rispetto al 2019.