Nell’ambito delle spese militari italiane, il programma per il caccia di sesta generazione GCAP Tempest sarà l’erede dell’JSF F-35 Lightning II non solo dal punto di vista tecnologico ma anche finanziario. Sarà infatti uno dei programmi più costosi di sempre. La Difesa ha stanziato finora (dal 2021 al 2035) 10,6 miliardi di euro per le sole fasi di ricerca e sviluppo, al netto quindi dei futuri costi di acquisizione e manutenzione dei velivoli.

La particolarità del programma GCAP è che non riguarderà solo i caccia pilotati, ma anche i loro droni gregari (Adjunct o Loyal Wingman in inglese) da essi controllati: sciami di caccia stealth non pilotati da combattimento (UCAV) quindi armati, che moltiplicheranno le capacità dei caccia pilotati proteggendoli al contempo. Una costola del programma a cui l’ultimo Documento Programmatico Pluriennale (DPP) della Difesa aveva destinato altri 2,4 miliardi per il prossimo decennio.
“Aveva” perché, poco giorni dopo la pubblicazione del DPP, la Difesa ha pubblicato un’errata corrige che elimina questo stanziamento come “errore di trascrizione”. Una versione poco convincente che ha sollevato dubbi e speculazioni e, in ambito industriale nazionale, serie preoccupazioni per il futuro del programma dei droni gregari a cui da giugno lavora la nuova joint venture italo-turca Leonardo-Baykar, puntando sulla piattaforma Kizilelma – considerata più realistica rispetto alle ipotesi di versioni unmanned dei caccia Leonardo M-345 o M-346.
Dopodiché, a Roma si è svolta nei giorni scorsi la 25esima International Fighter Conference, nel corso della quale – secondo la solitamente ben informata Rivista Italiana Difesa – pare che gli Stati Uniti abbiano fatto pressioni anche sull’Aeronautica Militare Italiana perché prenda in considerazione il programma americano Collaborative Combat Aircraft (CCA) delle aziende General Atomics e Anduril che riguarda proprio i droni gregari per futuri caccia di sesta generazione: non solo per il GCAP italo-anglo-giapponese, ma anche per il Future Combat Air System (FCAS) franco-tedesco-spagnolo. Nel padiglione della conferenza troneggiavano due modelli in scala reale dei prototipi delle due aziende americane (gli YFQ-42 e 44), uno dei quali era anche nel logo dell’evento.

Viste le promesse del governo italiano sull’aumento degli acquisti di armi americane, non è da escludere che la Difesa stia valutando alternative ‘Made in USA’ a quella nazionale di Leonardo, il che potrebbe spiegare la sparizione del sostanzioso finanziamento di 2,4 miliardi inizialmente inserito nel DPP. Uno scenario, tutto da confermare, che – scrive RID – “produrrebbe forti impatti sia sulle capacità delle aeronautiche europee, sia sulle capacità industriali del Vecchio Continente e la sua autonomia strategica”.
