In trincea. Un nuovo stanziamento di fondi Ue e il sì all’appello Nato, che ha chiesto ai Paesi del G7 di impegnarsi ancor di più.

Articolo di Wanda Marra per “Il Fatto Quotidiano”

Soldi, armi e equipaggiamenti militari: l’Italia è pronta a partecipare ancora più attivamente al conflitto in Ucraina. Come richiesto dalla Nato. E come stabilito dall’Unione europea.
Tanto per cominciare l’Europa – come annunciato giovedì sera dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel – ha deciso uno stanziamento collettivo di 500 milioni in più rispetto al miliardo già deliberato tra febbraio e marzo per l’Epf (European peace facility), lo Strumento europeo per la pace, per sostenere le forze armate ucraine. L’Epf, il canale finanziario “fuori bilancio” istituito il 22 marzo 2021 dal Consiglio dell’Unione europea, a supporto delle iniziative militari internazionali, consente all’Ue di “sostenere le capacità e la resilienza delle forze armate ucraine al fine di difendere l’integrità territoriale e la sovranità del paese, proteggere la popolazione civile dall’aggressione militare in corso”. Prevede l’invio di attrezzature e forniture quali dispositivi di protezione individuale, kit di pronto soccorso e carburante, nonché “attrezzature e piattaforme militari concepite per l’uso letale della forza a fini difensivi”.

L’ITALIA partecipa al programma, per il 12,5% del totale. Come calcolato dall’Osservatorio Milex sulle spese militari italiane, il nostro Paese sta contribuendo al finanziamento dell’operazione di sostegno bellico all’Ucraina, (1 miliardo di euro complessivi) con circa 125 milioni di euro. Quando l’ulteriore tranche complessiva Ue di 500 milioni verrà deliberata, il contributo totale per il nostro paese salirà a circa 187,5 milioni di euro.

Se dunque – attraverso l’Epf l’Italia dà altri soldi, il nostro Paese è pronto a contribuire con ulteriori invii di armi. Decisione prevedibile, visto il protrarsi della guerra, ma che giovedì è (di nuovo) stata messa nero su bianco. Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha partecipato in presenza alla riunione dei ministri degli Esteri del Consiglio Nato a Bruxelles, dove ha raccolto l’impegno degli alleati ad inviare più armi per respingere l’aggressore russo, compresi sistemi complessi e armi pesanti. Per l’Italia era presente Luigi Di Maio, che ha partecipato anche alla ministeriale Esteri G7. Che alla fine ha ribadito nel comunicato ufficiale la disponibilità dei Paesi del G7 ad assistere ulteriormente l’Ucraina, anche “con equipaggiamento militare e mezzi finanziari”.
SIA PALAZZO CHIGI che la Difesa sostengono che una nuova fornitura di armi “non è prevista al momento”. Ma intanto gli impegni con gli alleati sono stati presi. Per dirla con il sottosegretario alla Difesa, Giorgio Mulè, “stiamo mandando le armi secondo quello che ha stabilito il Parlamento italiano sulla base di una risoluzione votata sostanzialmente all’unanimità, che prevede l’invio da adesso e fino alla fine del 2022 e che consente al ministero della Difesa di poter inviare armi laddove ci sia una richiesta dell’Ucraina e un consenso anche della Nato”.

In partenza Sale a 187,5 milioni di euro il nostro contributo. Per l’invio di armamenti vale il voto delle Camere del 1° marzo

La valutazione su come, quanto e con cosa deve partecipare l’Italia è ancora in corso. Servirà un coordinamento tra i responsabili delle Forze armate per dividersi i compiti. E se fonti parlamentari qualificate spiegano che presumibilmente il nostro Paese manderà nuovo materiale come quello già inviato (dai missili Stinger, alle bombe da mortaio 120, dalle mitragliatrici Browning ai lanciatori Milan)
si discute anche di altri tipi di supporti militari. Sul tavolo, spiegano fonti governative, anche l’addestramento delle Forze armate ucraine. La lista sarà comunque secretata. Qualche informazione ufficiale è prevista tra due mesi, quando scadrà il primo trimestre alla fine del quale ci sarà una comunicazione del ministro della Difesa, Lorenzo Guerini.