Il Parlamento ha dato il via libera per l’acquisto del sottomarino U212 NFS. Ci costerà 674 milioni di euro e verrà costruito da Fincantieri. La spesa complessiva per i nuovi sottomarini ammonta a oltre 2 miliardi di euro.

In Italia è sempre tempo di austerity, tranne che per poche eccezioni. Le spese militari rientrano sicuramente in questa categoria e, mentre si abolisce il reddito di cittadinanza, si investe su un nuovo sottomarino che ci costerà 674 milioni di euro. Parliamo del terzo sommergibile  U212 NFS acquistato in un programma strutturato che ne prevedeva l’acquisto di altri tre. La spesa complessiva ammonta a 2.68 miliardi di euro, in aumento grazie al lievitare dei costi di produzione. 

Il nuovo sottomarino sarà sarà armato non solo di siluri ma anche di missili da crociera guidati (cruise) per sferrare attacchi in profondità contro bersagli terrestri. L’acquisto ha ricevuto oggi il via libera della Commissione esteri del Senato, dopo essere stato approvato in quella del Parlamento. L’unica forza politica che si è astenuta è stata quella dei cinquestelle. 

L’acquisto si inserisce nel completamento del programma Near Future Submarine (NFS) concepito dalla Marina nel 2018 sotto il ministero Pinotti. Come riporta Milex.org la seconda tranche del programma prevede anche l’acquisto di un quarto sottomarino NFS, ma per quest’ultimo servirà un’altra specifica approvazione parlamentare (per ulteriori 659 milioni di euro). 

Ed è lo stessa associazione per l’osservatorio sulle spese militari italiani ha sollevare l’irritualità del tutto. Le Camere sono state infatti chiamate a fornire un parere su una decisione già formalizzata mesi fa con la firma del relativo contratto con l’Occar, l’organismo europeo per la cooperazione in materia di armamenti. Sfugge ai più la motivazione che ha portato lo Stato a firmare un accordo europeo per un programma interno, se non inquadrando il tutto in un’ottica commerciale. 

Rimane l’evidenza che il Parlamento si sia di fatto trovato a ratificare un accordo già siglato non riportando nel verbale relativo, l’esistenza di un vincolo di natura commerciale. 

Articolo di Today