La Difesa ha trasmesso al Parlamento con sei mesi di ritardo rispetto ai termini di legge (la presentazione dovrebbe avvenire entro il 30 aprile come stabilito dalla “Riforma Di Paola” Legge n.244 del 2012) il Documento di Programmazione Pluriennale 2023-2025 che mette nero su bianco la previsione di spesa sui programmi di armamento delle Forze Armate italiane, in corso e di previsto avvio. Il DPP fornisce anche un quadro generale sulla spesa militare italiana e sulle previsioni per i prossimi anni, con una proiezione che vede un aumento previsto di oltre 600 milioni di euro nei prossimi due anni. Va notato come il Ministero della Difesa dia una valutazione di “bilancio integrato” (che somma al bilancio proprio del Dicastero di via XX Settembre anche i fondi MEF per le missioni all’estero e i fondi ex-MISE per programmi di armamento) non comparabile con le valutazioni più proprie di spesa militare, anche quelle del nostro Osservatorio Mil€x. Ciò avviene in particolare perché in tale conteggio la Difesa considera tutti i fondi per i Carabinieri (che invece sono di natura “militare” solo per una quota parte) e al contrario vengono esclusi i fondi per le pensioni militari. Nonostante questa differenza, i dati forniti dal DPP sono importanti per evidenziare un trend in ascesa (in continuità con quanto avvenuto negli ultimi anni) senza grosse accelerazioni, il che rende comunque impossibile raggiungere il “target NATO” del 2% del PIL in tempi brevi (indipendentemente dai criteri di conteggio adottati). Tra gli elementi forniti dal  Documento di Programmazione Pluriennale è inoltre importante la stima fornita relativamente alla quota di spesa dedicata al procurement militare, cioè all’acquisizione di sistemi d’arma. Il totale complessivo di fondi del Ministero della Difesa e fondi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (ex MISE) si attesta per il 2023 sui 7,9 miliardi di impegno diretto (come Milex stimiamo una cifra di 8,2 miliardi inserendo anche costi indiretti legati al procurement) previsti in crescita a 8,1 miliardi e 8,7 miliardi rispettivamente per il 2024 e il 2025. Ancora una volta, come avvenuto negli ultimi anni, l’aumento di spesa militare è direttamente derivante dai fondi destinati a nuove armi.

A riguardo di tali programmi di armamento, un primo esame del testo del DPP ci permette di individuare alcuni elementi rilevanti. Nel DPP la Difesa ufficializza la previsione di spesa di 8,2 miliardi per l’acquisto di 271 carri armati tedeschi Leopard 2A8 (133 da combattimento e 138 da supporto – recupero, sminamento e gittaponte – secondo le ultime indicazioni) che si andranno a sommare ai 125 carri armati Ariete ammodernati allo standard C2 al costo di quasi 1 miliardo di euro. Restando sul potenziamento delle forze corazzate dell’Esercito, il documento della Difesa presenta, altresì, una novità rilevante sulla previsione di spesa pluriennale per il programma AICS, cioè i nuovi 680 carri cingolati leggeri destinati a rimpiazzare i carri Dardo e M113: nel DPP dello scorso anno era prevista una spesa di 6 miliardi in quattordici anni, saliti a 15 miliardi nel nuovo DPP.

Passando dall’Esercito all’Aeronautica nel DPP è riportato un altro notevole incremento di spesa, quella complessiva prevista per il futuro caccia di sesta generazione Tempest, che passa dai 3,8 miliardi stimati lo scorso anno agli 8,8 miliardi riportati nel nuovo documento della Difesa. Questo – stando alle ultime indicazioni – solo per la fase di sviluppo industriale di questo velivolo di 6^ generazione destinato a sostituire i Typhoon di 4^ generazione, che continuano a gravare ancora per oltre mezzo miliardo di euro l’anno per il loro aggiornamento tecnologico.

Venendo alla Marina, il DPP ufficializza la richiesta di una nuova coppia di fregate Fremm versione evoluta – la undicesima e dodicesima, oltre alle due già previste in sostituzione della coppia ceduta all’Egitto – e l’aumento della previsione di spesa pluriennale per una seconda coppia di sottomarini U212 Nfs che passa da 1,8 a 2,4 miliardi. Da segnalare anche l’inserimento del nuovo programma navale per i 12 cacciamine di nuova generazione con una previsione di spesa decennale di 1,5 miliardi.