(articolo aggiornato con nuovo grafico e spiegazione dei conteggi alle 14.30 di sabato 4 ottobre)

Pur non essendo ancora possibile fare una valutazione precisa secondo la metodologia di Mil€x (in quanto ancora mancano le Tabelle di dettaglio collegate alla Legge di Bilancio) le informazioni diffuse dal Ministero dell’Economia e delle Finanze in queste ore ci permettono di elaborare una prima stima complessiva del possibile aumento di spesa militare per i prossimi tre anni.

Dalla rielaborazione delle previsioni macroeconomiche e di spesa pubblica contenute nel Documento Programmatico di Finanza Pubblica (DPFP) per il triennio 2026-2028 approvato il 2 ottobre dal Consiglio dei Ministri emerge l’intenzione del Governo di portare le spese per la Difesa dall’attuale target di  2% del Pil (circa 45 miliardi di euro all’anno) al 2,5% del Pil nel 2028 (cioè 61 miliardi di euro). Questo aumento comporterà un esborso aggiuntivo – rispetto a uno scenario di spesa costante al 2% del Pil aggiornato al suo crescente valore nominale – di quasi 23 miliardi nel triennio. Considerando il piano incrementale annunciato e previsto (+0,15% del Pil per ciascuno dei prossimi due anni e +0,2% per il successivo 2028) tale aumento globale sarà così ripartito: circa 3,5 miliardi di spesa militare addizionale nel 2026, oltre 7 miliardi nel 2027 e infine oltre 12 miliardi di differenziale sulla spesa militare per quanto riguarda il 2028.

Da notare come il nostro calcolo “complessivo” non sia in contraddizione con la cifra di 12 miliardi indicata da altre fonti, perché in tal caso ci si riferisce esclusivamente alla somma degli aumenti tra un anno e l’altro (3,5 mld nel 2026 + 3,6 mld nel 2027 + 4,9 mld nel 2028), senza però tenere conto del cumulo degli aumenti e quindi della spesa aggiuntiva totale sul triennio riferita alla differenza tra lo scenario “in aumento” deciso dal Governo come avvicinamento al nuovo standard NATO e lo scenario in cui si fosse mantenuto il precedente standard (senza quindi aumenti). Come già detto in sede di precedenti analisi previsionali, immediatamente successive agli annunci NATO, tale impatto dipende dal profilo di aumento scelto dal Governo (perché paradossalmente essendo la richiesta NATO solo quella di arrivare al 3,5% + 1,5% nel 2035 un Governo potrebbe anche alzare la spesa anche solo in quell’ultimo anno del periodo). Inizialmente avevamo assunto una crescita a gradini “equivalenti” pari a +0,3% annuo mentre ora con il DPFP da pocoapprovato abbiamo una scelta definita e “reale”, almeno per i prossimi tre anni. Dunque è possibile concretizzare ciò che interessa a noi fin dal principio: stimare l’effetto in aumento “complessivo” rispetto al precedente scenario di richieste NATO, proprio per valutare quale impatto abbia sulla spesa pubblica l’allineamento anche del Governo italiano a tale nuovo standard. E’ ovvio dunque che per l’analisi qui proposta non contino solo gli aumenti “tra un anno e l’altro” ma le differenze complessive rispetto allo scenario base (precedente) di standard al 2% del PIL.