Occuparsi delle questioni legate alla difesa, alle spese militari e ai loro incroci con l’industria che produce armamenti non è mai facile. I motivi sono chiari: sono tematiche che attengono alla sicurezza degli Stati e che sollecitano anche interessi economici rilevanti.
Non a caso secondo le analisi e gli studi del SIPRI (istituto svedese di ricerca sulla pace tra i più prestigiosi al mondo) il settore della difesa e degli armamenti è tra quelli che sviluppa maggiore corruzione al mondo contribuendo per circa il 40% a tutta la corruzione nelle transazioni globali.
Una difficoltà ancora maggiore nello scenario italiano, che sconta una situazione per certi versi di minore trasparenza rispetto ad altri paesi e che ha visto da sempre un dibattito politico, istituzionale, ma anche dei portatori di interessi molto limitato e bloccato. In questo senso considero quindi davvero importante la pubblicazione del Report elaborato da Transparency International Defence & Security, che va ad indagare sulle dinamiche di possibile influsso non corretto dell’industria militare sui decisori istituzionali. Perché fa luce su incroci pericolosi e problematici, che di solito non vengono nemmeno delineati o nominati, per paura di andare a intaccare interessi o rendite di posizione anche politica. Dinamiche negative che però riguardano parti rilevanti della spesa pubblica, non solo per la quantità dei fondi impiegati, ma soprattutto per la qualità degli stessi e gli impatti che hanno su questioni delicate e cruciali per la vita di un Paese.
Per tali motivi, in un certo senso strutturali, le considerazioni e le valutazioni esposte nel Rapporto dovrebbero interessare la politica e gli attori del settore, anche e soprattutto se la loro intenzione è quella di rafforzare il comparto con un’azione che dovrebbe essere impostata su dinamiche corrette, positive, sane. Senza dimenticare che verificare le strade di influenza indebita, che potrebbero far prendere decisioni sbagliate in termini di sicurezza e impiego di fondi pubblici, è una questione di trasparenza è qualità della scelta politica che dovrebbe interessare qualsiasi cittadino.
In tal senso sono preziose le raccomandazioni che vengono esplicitate alla fine dell’analisi presente nel Rapporto. Considerazioni utili da richiamare, ma, soprattutto, far pervenire ai decisori politici affinché possa realmente partire un dibattito utile, positivo, necessario.
Speriamo dunque che il governo (e in una certa misura anche il Parlamento) possano a breve:
- definire un processo per la pubblicazione e la revisione di una strategia di difesa nazionale in maniera regolare, chiara, completa e che preveda la partecipazione di tutti i soggetti interessati, compresa la società civile;
- regolamentare il lobbying e implementare un registro pubblico obbligatorio dei portatori d’interesse, con definizioni chiare e un’agenda pubblica degli incontri tra lobbisti e istituzioni, per consentire un controllo più efficace;
- ampliare l’ambito di applicazione delle norme che disciplinano il cosiddetto fenomeno delle “porte girevoli” per prevenire i conflitti di interesse e ridurre le possibilità di influenze illecite;
- aumentare la trasparenza del processo di gestione delle licenze sulle esportazioni, per consentire un monitoraggio più completo e significativo.