In una nota i senatori M5s membri della commissione parlando di “un colpo di mano di fine legislatura” messo in atto dalla “potente lobby del complesso militare-industriale, con la complicità dei partiti vecchi e nuovi”. Commissioni sommerse da “decine di programmi di riarmo che richiedono attenzione e approfondita analisi”, spiegano

A Camere sciolte, il Parlamento italiano è impegnato a votare i programmi pluriennali di armamento. Oggi è arrivato il parere obbligatorio della commissione Difesa del Senato su 6 dei 16 decreti del Governo, giovedì toccherà alla commissione della Camera. Programmi che riguardano l’acquisizione di cacciamine, elicotteri, carri armati e missili. Così è arrivato il via libera in commissione con il voto favorevole di tutte le forze politiche, tranne il Movimento 5 stelle. “A differenza di tutti gli altri noi siamo qui in Parlamento, fino all’ultimo giorno di legislatura, per difendere gli interessi dei cittadini, non per servire le lobby”, spiegano i senatori M5s (membri della commissione Difesa) Giorgio Fede, Giuseppe Auddino, Gianmarco Corbetta e Francesco Castiello.

In una nota i quattro senatori parlando di “un colpo di mano di fine legislatura in periodo di gestione dei soli affari correnti” messo in atto dalla “potente lobby del complesso militare-industriale che, con la complicità dei partiti vecchi e nuovi”. Le commissioni Difesa sono state sommerse da “decine di programmi di riarmo che richiedono attenzione e approfondita analisi“, spiegano. “E’ una questione di democrazia, di rispetto del Parlamento e delle sue prerogative: decisioni come queste, che vincolano i governi dei prossimi 15-20 anni a spese multimiliardarie, vanno esaminate con attenzione e ponderazione da un Parlamento pienamente legittimato e operativo”, scrivono Fede, Auddino, Corbetta e Castiello.

“L’impegno finanziario pluriennale complessivo dei sei programmi di riarmo approvati oggi è di circa 6 miliardi con un onore finanziario complessivo di 10 miliardi“, spiegano i 5 stelle respingendo al mittente le critiche di incoerenza. “Una cosa è la creazione di fondi pluriennali per l’ammodernamento della Difesa, che il M5S ha sostenuto. Altro è decidere quando e come spendere questi soldi. Tanto più se questa decisione esecutiva cade in un periodo di drammatica emergenza economica e sociale come quella che stiamo attraversando ora, che ha ben altre urgenze. In questo ultimo scorcio di legislatura Governo e Parlamento dovrebbero concentrarsi non sul riarmo, ma esclusivamente sull’emergenza economica e sociale che le nostre famiglie e le nostre imprese stanno affrontando”, concludono i senatori del Movimento 5 Stelle.

L’Osservatorio sulle spese militari italiane Milex parla di “corsa al riarmo a Camere sciolte” per una spesa complessiva stimata di oltre 12,5 miliardi di euro. Accuse che, però, vengono respinte dal sottosegretario alla Difesa, Giorgio Mulè.”I programmi nulla hanno a che vedere con il riarmo – spiega all’Ansa – ma riguardano protezione civile, sicurezza, vigilanza pesca. Vanno nella direzione – ha aggiunto – di sostenere l’uso civile dei mezzi militari (dual use) e se non fossero approvati ci sarebbero seri problemi”. Ma, quindi, cosa contengono i testi votati in commissione Difesa? Entrando nel merito, però, gran parte sembrano tutt’altro che mezzi per “l’uso civile” o “dual use“. Si tratta dei programmi per l’acquisizione di pattugliatori di nuova generazione, cacciamine, elicotteri EH-101, sistemi di difesa aerea a corto/medio raggio Grifo, ‘Mid life update’ dei cacciatorpediniere della Classe Doria, ammodernamento del carro armato Ariete.

Il programma per il carro Ariete – dalla durata complessiva di 12 anni (2023-2035 per un costi di 848,8 milioni di euro) – ad esempio, prevede l’acquisizione di 125 unità di questi mezzi e nasce dalla necessità di “dotare l’Esercito Italiano di una piattaforma idonea ad operare negli attuali e futuri scenari operativi, per i quali sono ormai da ritenersi imprescindibili elevati standard di protezione e capacità d’ingaggio, di sopravvivenza dell’equipaggio e di comando e controllo”. C’è poi il programma “Rinnovamento Shorad Grifo su missile Camm-Er“, che riguarda l’acquisizione di sistemi di difesa aerea a corto/medio raggio Grifo a favore delle unità dell’artiglieria controaerei dell’Esercito italiano. La novità, si legge nello schema di decreto, “permetterà di colmare l’attuale gap capacitivo nel segmento di difesa aerea a corto raggio e costituirà un tassello essenziale della più ampia cornice della difesa aerea a protezione delle forze rischierate anche all’estero”. La durata complessiva è di 10 anni (2023-2032), per un costo stimato in circa 456,3 milioni di euro.

Il programma per l’acquisizione di 12 “Cacciamine di nuova generazione (Cng)” ha l’obiettivo di rinnovare della flotta di cacciamine classe Lerici e Gaeta, le cui unità più anziane attualmente in servizio – in linea dal 1985 – verranno dismesse prevedibilmente nel 2028, in concomitanza con il previsto ingresso in linea dei primi due Cng, “al fine di salvaguardare le capacità operative di tale componente marittima dello Strumento militare nazionale”, si legge nello schema di decreto. Il programma ha una durata complessiva di quindici anni (2022-2037), per un costo stimato in 2,8 miliardi di euro. Sempre nell’ambito della Marina Militare, il programma Offshore Patrol Vessel prevede l’acquisizione di 8 pattugliatori d’altura di nuova generazione per la sorveglianza e la sicurezza marittima nazionale. Le unità possono imbarcare equipaggiamenti vari e container per supporto in caso di calamità naturali. La durata complessiva del piano è di 14 anni (2022-2035), per un costo stimato in 3,500 miliardi di euro.

“Ulteriori dieci programmi (elicotteri d’addestramento, gestione droni, navi anfibie per la Marina, radiotrasmissioni, satelliti spia, bazooka, un sistema di piattaforma stratosferica, droni di sorveglianza, potenziamento di capacità per brigata tattica, nuovi carri armati leggeri) – spiega l’osservatorio Milex – per una spesa totale pluriennale di oltre 5,5 miliardi sono infine stati inviati al Parlamento dal Ministro Guerini il 1 settembre, solo pochi giorni fa”. Per questi però non è chiaro se le competenti Commissioni parlamentari arriveranno a calendarizzare i pareri nei pochi giorni di vita ancora rimanenti della Legislatura.